27.6.12

[DEVI VEDERE CHE NON SI MUORE]

devi vedere che non si muore
quando lo stomaco si sta rivoltando
e il cuore
davanti la pianta bruciata di sole
              s'aggrinza e scolora
trovandosi bloccata
la sua capacità di fiore.

19.6.12

MENSE MAIO: LE POESIE DEL TERREMOTO IN EMILIA















a mia madre non sfugge proprio niente
neanche il più lieve segno di dolore
figurati Sara, mia cara, 
la prima avvisaglia,
il primo terreno baleno tremore:
turibolante lampadario
senza chierico
né Santo [...]


Il blog Barabba ha pubblicato il mio libriccino Mense Maio (titolo rubato da una Lettera Enciclica di Paolo VI, del 1965). Ci sono 10 poesie, la durata di un mistero. Ma in 29 parti. Le ho scritte tra l'11 e il 17 giugno 2012, avevo qualche foto da tirar fuori. E' come una cronaca, un mezzo poema: è un pdf, è fatto in casa. La foto qui sopra è di Marco Manicardi, scattata a Novi di Modena lo scorso fine Maggio. Scarica tutto e leggi qui o qui 

18.6.12

IL TREDICI DEL PROSSIMO MESE

anteprima da Sotto fasi lunari

Madonnina lacrimosa e azzurra
non c'è sale negli occhi ma nel cuore
sei dipinta lasciata trascurata,
neanche i vecchi i bambini si fermano.

Verremo il tredici del prossimo mese,
l'anima a festa cravatta e camicia
come s'addice nel giorno importante - 
come quando sei ritta sulla luna.

12.6.12

[TRAMORTITA MIA TERRA D'EMILIA]

tramortita mia terra d'Emilia
mia
nonostante i quaranta minuti
e passa di pianura
e Bassa
le campagne: pari
moltiplicato per cento

la Bassa sterminata,
pianura padana
prima sazia
ancora disperata

già carpigiana modenese
mantovana

10.6.12

[LE STRADE PRIVATE, UN CUORE PRIVATO]

le strade private, un cuore privato
pezzi d'asfalto nelle tue pianure.
viuzze, piazzette, gigantesche soste:
amore con zone a viaggio limitato.

una poesia di giuseppe ungaretti



1.
Mio fiume anche tu, Tevere fatale,
Ora che notte già turbata scorre;
Ora che persistente
E come a stento erotto dalla pietra
Un gemito d'agnelli si propaga
Smarrito per strade esterrefatte;
Che di male l'attesa senza requie,
Il peggiore dei mali,
Che l'attesa di male imprevedibile
Intralcia animo e passi;
Che singhiozzi infiniti, a lungo rantoli
Agghiacciano le case tane incerte;
Ora che scorre notte già straziata,
Che ogni attimo spariscono di schianto
O temono l'offesa tanti segni
Giunti, quasi divine forme, a splendere
Per ascensione di millenni umani;
Ora che già sconvolta scorre notte,
E quanto un uomo può patire imparo;
Ora ora, mentre schiavo
Il mondo d'abissale pena soffoca;
Ora che insopportabile il tormento
Si sfrena tra i fratelli in ira a morte;
Ora che osano dire
le mie blasfeme labbra:
<< Cristo, pensoso palpito,
Perché la  Tua bontà
S'è tanto allontanata? >>

2.
Ora che pecorelle cogli agnelli
Si sbandano stupite e, per le strade
Che già furono urbane, si desolano;
Ora che prova un popolo
Dopo gli strappi dell'emigrazione,
La stolta iniquità
Delle deportazioni;
Ora che nelle fosse
Con fantasia ritorta
E mani spudorate
Dalle fattezze umane l'uomo lacera
L'immagine divina
E pietà in grido si contrae di pietra;
Ora che l'innocenza
Reclama almeno un'eco,
E geme anche nel cuore più indurito;
Ora che sono vani gli altri gridi;
Vedo ora chiaro nella notte triste.

Vedo ora nella notte triste, imparo,
So che l'inferno s'apre sulla terra
Su misura di quanto
L'uomo si sottrae, folle,
Alla purezza della Tua passione.

3.
Fa piaga nel Tuo cuore
La somma del dolore
Che va spargendo sulla terra l'uomo;
Il Tuo cuore è la sede appassionata
Dell'amore non vano.

Cristo, pensoso palpito,
Astro incarnato nell'umane tenebre,
Fratello che t 'immoli
Perennemente per riedificare
Umanamente l'uomo,
Santo, Santo che soffri,
Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,
Santo, Santo che soffri
Per liberare dalla morte i morti
E sorreggere noi infelici vivi,
D'un pianto solo mio non piango più,
Ecco, Ti chiamo, Santo,
Santo, Santo che soffri.
Giuseppe Ungaretti, Il dolore, Mondadori, 1947

6.6.12

CENTO METRI

è un male il tragitto che fa l'Oriana dalla sua casa al cassonetto 100 metri neanche questa sera come spesso due tre sere la settimana soltanto dalle otto alle nove eppure ogni volta è come la prima ed è come l'ultima si basta si basta mentre io dal balcone risoffro infinito l'istante così sia

5.6.12

EROTICA SFUMA

Ondeggi stretta,
e la notte per bagnarmi di te.
Tieni saldi gli istanti, domani almeno;
bellezza che sfumerà tutta.

(da Attaccamenti)

4.6.12

FARE DI MANTOVA UNA TENOCHTITLAN...

Già... e di Modena cosa?
Quando il casello d'improvviso sembra un'isola
sul Rio delle Amazzoni
ed è solo una piena del Secchia
che circonda la macchina, sciaborda
ne fa un'arca dell'ultima ora
in questo ricircolo di vita
dove qualcuno rimuore

Alberto Bertoni, Il letto vuoto, Aragno Editore, 2012

2.6.12

IN COLLINA CI VIVI

da Notte provincia

per loro il tuo paese è come una sicilia, una repubblica di vecchio statuto con prerogative e tutto. sono i paesi vicini, quelli più cittadini e più cosmopoliti. questa differenza ti fa spesso piacere, quel vantaggio di essere con poco già sopra la collina. anzi, dici a tutti che in collina ci vivi. guardi il benessere dall'alto, prima che arrivi quello della cina. meno qualità ma tanta quantità, non hai mai badato alle luci delle olimpiadi. verranno meno i propositi di secessione. di notte comunque parcheggeranno ancora gli amanti, spesso stranieri affascinati o molto furbi per portare le ragazze dove non andrebbero da sole. la collina dicevi. verso sera è battuta dalle scarpe degli atleti, maschi femmine, giovani vecchi. molti corrono per mancanza di senso, lo fai anche tu, e la fatica è una droga ancora a buon mercato. ci vivono animali non comuni: caprioli, ne vedi spesso intontiti dagli abbaglianti, escono solo di notte. e tassi e cinghiali fuggono l'asfalto sempre spaccato dalle radici nervose delle piante: servono a poco gli interventi del comune per zittire la natura se è ribelle.