30.12.10

LETIZIA



Ero la strega senza scopa fuori porta,
il mio giorno stava tra la luna
e l'asfalto del distributore di benzina.
Mi odiavate perché non ero straniera,
per voi certi lavori si fanno da lontano.
Prima della guerra mia madre
rese servizio a tutto il paese, perché,
si pensava in giro, il lavoro era sacro
come la balia o la levatrice:
lei educava i fanciulli alla carne,
e in silenzio, era l'unica amante.
Morì pazza in un letto di ospedale
dopo avermi lasciata nella ruota.
Io invece, una poco di buono,
non ho conosciuto il nome dei clienti,
non ho scoperto i loro punti più sottili,
anche se col tempo
imparai a riconoscerne gli accenti.
A me non si diceva per favore,
non ero la prima volta di nessuno:
Letizia mi chiamarono in convento,
Puttana il mondo da ogni tangenziale.

29.12.10

LE NUVOLE E LA NEBBIA

Ruzzolerei giù per la discesa
dalla cima rotolandomi sui fianchi,
beccherei sicuramente qualche rovo
ma il sangue varrebbe questo gioco.
Camminerei anche oltre l'altura
dentro l'umido dei boschi e lo scuro
per amare le nuvole e la nebbia
tanto quanto il sole che rischiara.

CIMITERO VIRTUALE

Cammino, il passo è piano, tra le tombe abbandonate di Myspace. Non è possibile diventare amico di un morto: di là non risponde più nessuno. Rimangono monumenti digitali, stanno lì per anni sempre uguali, il pixel non scolora - la pelle non invecchia. E sembra di toccare l'eterno, di entrare: nell'eterno materiale. Ci sono muri che non si possono toccare, sono muri che non si possono sporcare. Le foto, inchiodate in cornici virtuali, non danno alcun segno di malattia. Può trasparire dolore: anche quello eterno, come eterno il sospetto della gioia, eterno il senso - la sua memoria. Nessuno tolga queste tombe. Questa terra, terra che è finta, profuma: non c'è corpo che diventa concime, non c'è seme che si intrufola e poi sboccia: ma sprigiona di vita e di uomo. E' rimasto tutto com'era - lo schermo, istante immortale dall'ultimo accesso.

soneek mx rip
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