24.12.11

"IL BAMBINO CHE DORME SULLA PAGLIA VI TOLGA IL SONNO"


Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame. I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce”, dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
Don Tonino Bello
grazie Nico

20.12.11

DONNA L


"dentro di lei e intorno a lei
dai piedi suoi ai piedi miei
vomita"

avrei storie da raccontare, storie di male. di te che adesso non mi lasci stare, che appari fantasma per farmi male. loro però non sospettano niente, non sanno che hai fatto, con chi sei stata. giri come se nulla fosse, di pensieri e di ombre assuefatta. anche tu stai male. ma sai bene come farmi scavare, togliermi amore, ostracizzare. è l'unica cosa che adesso vuoi fare.   

19.12.11

NON DI SOLA NOTTE VIVE L'UOMO



È bianco il librino
la raccolta poetica di cummings
oh dolce violento durissimo
cummings

ravviva

quella pelle impaziente delicata
di morsi che sono strette
questo pomeriggio

16.12.11

to P. & M.


anche se forse non vi lascio biglietti, se nascondo i post it sottopelle, se gli strappo la voce l'inchiostro, lo dico dal basso: vi voglio bene. sotto la terra, arriva qui la musica che cerchiamo come fosse un vangelo. crediamo la vita che non impariamo. ma vi giuro, non li santifico i cantanti. ho capito da quel pezzo che sono come tanti. aspetto la cena che si scaldi, sono solo non ho voglia ma sotto c'è la musica che batte, non importa chi l'ha scritta, non m'importa. sono uomini cazzo, incapaci o capaci anche loro di stare ad un banco. pensano che fare della loro giornata, con la vita mi azzardo, rispondere al sorriso della barista. è bionda, è bellissima. le dona il grembiule del posto a sassuolo, sembra preso dal guardaroba per la sera. ordinata. ma poi che interessa? scorrono ancora i giorni per sette, rituali. voi non capite perchè siete fortunati. o forse capite, vi voglio bene.

15.12.11

LA NEVE PER MORIRE


eppure non credo di aspettare le neve, lei no, non m'appartiene. certo quel giorno si spalavano dei metri, bianchi, volavano da un marciapiede a quell'altro. e tutto era bianco, la posta era bianca, anche il cielo e quella giacca rossa. la neve no, non m'appartiene. ma le ruote bloccate di colpo sulla piazza, la macchina che scivola violenta artificiale. la musica che sale. come bambini, neopatentati. anche quest'anno qualcuno andrà a giocare. non ci sarà delivery per radio, forse altro. nuovi gesti, chilometri di strade.  

GENERAZIONI

Ombra delle radici, Chiara Ferrari, 2010

a mia nonna chiedevano ogni volta
ci sei stata domenica alla messa
da me invece vogliono sapere
cosa ho fatto venerdì di notte 

10.12.11

RASSICURANTI FEDI


"Perché nei tuoi templi trovo feste ben più sontuose
Di quelle offerte da questa età meschina
Coi suoi nuovi credi così scettici
E così dogmatici."

L'odio, l'amore, non sono atomi, non sono opinioni. L'indifferenza non è un atomo, non è un'opinione. E' fatta di atomi un'opinione? Bisogna darci un altro nome. Non è la mancanza un'opinione, non ha atomi dentro da vedere. Così l'odio, così l'amore. Ma credi questo come fosse religione: voglio le prove del tuo dogma, voglio le prove di questa opinione. Rassicura, ci credo, la tua religione: lei non può chiederti mai conversione. Dammi le prove che Dio è assente, cerco la logica della tua fede. Chiedermi ancora perchè l'atomo non muore.  

L'immagine è di Carl Spitzweg, i versi di Oscar Wilde

8.12.11

[DOPO CHE I MOTORI SONO SPENTI]


dopo che i motori sono spenti
parcheggio come viene
fuori dalle strisce
mi accartoccio alla bellezza

6.12.11

LEI DICE LUI DICE


quando il piacere è al limite, nessun poro né spora fa capolino dal buco. la testa leggera e pesante si concentra su un gioco, qualcosa di serio, doppio rapporto: lei dice lui dice, si scambiano le parti. non è forse pericoloso? è mistico. l'hanno già detto, anch'io l'ho detto, ma c'era un libro da scrivere, la collina di notte, di notte. ora il piacere è al limite, non sazio: ha già preso tutto quello che poteva, chiede ancora, no soddisfazione. ma la testa si riprende, vogliono ancora qualcosa il sangue, il polmone. il seme è sparso, il clitoride stanco. svanisce l'istante sempre poco eterno.

4.12.11

FRATELLANZA


a green plastic watering canChiara Ferrari, 2011

Ho buttato tre ricordi dal balcone
consapevole che avrei sporcato la strada
più di quanto non fosse già sporca;
ho pensato che anch'io sarei pronto
a raccogliere i vostri mozziconi. 

1.12.11

PINO DEL MARE


Dalla via che quasi accosta il mare,
curvo dietro il recinto di un fondo selvaggio;
il più vecchio tra gli altri che al cielo
primeggiano sfrontati, rigidi virili.
Dalla base ai monti già piegato
contro il soffio del tempo che lo mena;
resta a ciò che l'accanisce,
dal mare ancora il vento non stronca. 

26.11.11

22.11.11

CROCI PERSONALI, E BACI


E' quella croce sul palco. La solita che ha mille sfumature diverse, anche oggi che torno da Vignola. Dicevamo che Cobain era un puro di cuore, non doveva spaventarci tutto quel dolore. Aveva biondi i capelli belli come un cristo rinascimentale, un filo di barba a volte lo facevano invecchiare. Fango e palco come nostro Signore. Al tempio spaccava i banconi nuovo punk dentro il tempo, era bello e violento il Signore Rabbioso, era bello e i suoi muscoli affilati. Lui era il Cristo fermato alla croce, tutta presa, quasi, il sacrificio dolore. A volte mi chiedo se possa l'arte prendersi gioco della vita personale, quella individuale, se possa diciamo stare pura - come senza peccato, come ferma in giardino immacolata. Ma scartare il verso è impossibile dal resto - la tua biografia, la sua, e la mia. Così bisogna fare dei conti, ricordare il divorzio e la fuga, la malattia l'abbandono, la casa della nonna - oh riportami a casa, nonna. Non passerà mai. Ho il Mio dolore, hai il Tuo dolore. Loro il Loro - prendilo così. Dopo il palco, o sul Calvario, abbiamo tutti bestemmiato a nostro modo. Vieni a tuo modo, se capiscono o non vogliono farlo. Se non pensano alle cose, preghiamo. Con preghiere o canzoni o delle strofe. Siamo cristi sulla stessa legna, diversa è la ruggine sui chiodi.

LUCA CARBONI - CARBONI 1992


stare legati a una cosa è stare legati a nove pezzi, un disco. come essere impregnati di un libro che andava spedito dritto dritto. è qualcosa che si attacca ai finestrini, sul cambio, l'hai sui pedali della macchina dovi ci metti i piedi come i minuti, un disco. c'è la città fuori che promette e mente, sembrava pulita ma la vedi, sono mille ancora le sbarre alle finestre. c'era la collina.
scorre la stagione, anni ventiquattro l'anno scorso. il tempo passa, passa come storie d'amore non finite. non passa il grido dell'amore, c'è bisogno di amore cazzo e nessuno che ti frega. c'era tutta la notte buia e molte strade.

13.11.11

"CHE E' QUASI RICORDO, E IN ODOR DI PASSATO"

Perché rimanere a pensare quando il giorno è quello dopo. Capita solo a volte. Ascolto gli S.C.U.M., molto bellini, sembrano gli Horrors. Li andremo a vedere. Bologna Bologna ma quanto tempo. Ero più giovane tre mesi fa, ieri l'ho visto finalmente. Ho perso il coraggio di comprare i maglioni dai banconi. Quelli colorati, fanno bello il mercato dove la roba costa poco. Forse anch'io ti ho un po' invecchiato, sembravi più cauto davanti alle magliette. Ne hai presa una bianca. 
Poi sulla via principale a camminare fantasmi. Vetrine e gente, luce artificiale. Noi come stranieri antichi, non era nostra la città del viale. Si cercava il treno silenziosi. Le vie traverse per tornare al porto, poi piazza Marco Biagi.
Quando il giorno è quello dopo, capita a volte. Che i ricordi dei passi nel mercato, il caffè dalla stazione, tornino puliti e precisi come un'ora. Fotografie antiche 24 ore danzano fluttuanti come tastiere,  sono nuove atmosfere. Cantano e si stanziano gli istanti a rivederli. Chi sa poi perché si piange. 

30.10.11

TU SEI LA PATRIA CHE IO

tu sei la patria che io
condannato senza terra senza cuore
torno nei sogni a calpestare.
anche oggi scavo tane.

28.10.11

"Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine".

Paolo di Tarso, Prima lettera ai Corinzi, 13.1-13

5.10.11

A HUGE EVER GROWING PULSATING BRAIN


Siamo quasi tre soli a questo mondo
se il mattino si aggiunge ai due respiri
nella stanza che manca di persiane.

28.9.11

IL ROMAGNOLO: L'ARGINE, FUSCHINI & IL VESCOVO BALDASSARRI


Giovanni Lugaresi ha firmato una recensione sulla mia tesi "Il Romagnolo. Un settimanale cattolico nel post Concilio (1970-1985)". L'articolo, intitolato "Il nulla di monsignor Baldassarri", è apparso sulla Voce di Romagna nel numero del 19 settembre 2011. 
Ricordo che il primo di novembre uscirà per l'editore Marsilio la prima biografia su Francesco Fuschini, sacerdote ravennate, penna geniale della narrativa italiana. Il volume, intitolato "Un prete e un cane in paradiso", è stato scritto dal giornalista di Avvenire Franco Gabici.

24.9.11

CRASH

Foto Chiara Ferrari
Noi fuori dal locale, è tardi, si aspetta di andare a dormire nel letto, lenzuola e coperte, fa freddo, è l’autunno. Serviranno di certo come adesso la sigaretta, le mie finite, le tue finite, arrivano loro a braccetto, barcollano. Grazie, le Winston, vanno bene lo stesso, anzi grazie davvero ne prendiamo anche quattro e lui chiede se vogliamo anche un rene ma niente, no, il rene non serve, davvero, ma grazie lo stesso. Dio li fa poi li accoppia, dico, davvero sono belli, stanno bene insieme, davvero equilibrati, davvero non sappiamo chi tiene su l’altro, è uguale, una bella coppia, Dio non ha sbagliato ancora, anzi, sono finiti stamattina sul giornale. 

14.9.11

POESIA D'AMORE STILE CUMMINGS

per S.

gio non li ascolta oggi i rancid
però balla una canzone di ander-wOrld
immaginandosi come e.cummings
per lei che scrivere poesie d'amore
        (lei che è un fiore
        che cade
        dal balcone
        fa rumore

9.9.11

IS THIS IT?


I missed the last bus, I'll take the next train
I try but you see, it's hard to explain
I say the right things, but act the wrong way
I like it right here, but I cannot stay
I watch the TV, forget what I'm told
Well, I am too young, and they are too old
The joke is on you, this place is a zoo
"You're right it's true"

Questo disco ha dieci anni. Io e te ne avevamo 15. Lo ascoltavamo a 17, lo mettiamo su adesso. Perchè noi a scuola ci andiamo ancora, avremo sempre una corriera da prendere che ci sbatte alle sette. Qualsiasi corriera. Nella tua si parlerà tedesco, è la stessa. Quel male proviamo a spiegarlo con gli orari imposti. Lo sai che c'è altro. Loro diranno che il nostro Sergent Pepper è poco, ma loro sono vecchi. Non sappiamo cos'è il partito, siamo singoli senza coscienza. E la corriera. Loro si sentono grandi per poco: hanno la casa e la paga - tengono il lusso di non disturbare nessuno. Noi siamo germogli. Non sapremmo che fare. Eterni germogli, crescano loro e muoiano stanchi. Crepino uomini, noi siamo deboli. Quasi femmine, e una corriera da prendere.

8.9.11

VOCE DELLA LUNA



1.
ho notti splendide da doverti raccontare.
notti buie col lampione sul balcone,
di luci di stanze sottoterra fioche.
notti ubriache di tane e ripostigli
nella mia casa, dove finisce l'estate.

2.
Il tempo passato sta passando
sono decine di messaggi in bacheca
postati in ordine cronologico inverso
e tu, che sei voceDellaLuna,
rimarrai sempre anche molto
sommersa di parole, nascosta
fino a quando una notte 
lacrimosa tornerò a spogliarti
sfogliando pagine come un gambero
per dire: com'eri bella bambina.

30.8.11

CONSIDERAZIONI SULLA POESIA

"Che differenza c'è tra poesia e prosa? La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ci mette un bel po'."Charles Bukowski



(aldilà dei pensierini della sera o degli esami di coscienza - le marmellate rubate dalla credenza) la poesia racconta anche fatti, e sistemi. propone uomini, stili, religioni. e santi con contraddizioni.


2.8.11

DIVIETO DI BERE DOPO LE 18

Anche tu devi avere pensato
come sarai poi quel giorno invecchiato.
Ai ragazzacci che non ti fanno prender sonno
(chi gli insegna come stare al mondo?)
dirai che la notte è fatta per dormire.

28.7.11

BREVE PROSA SCOLLINANTE


Io non lo so, sarà che Dio non ti tocca sempre, che a volte non ti vuoi far toccare ma lo sai che la cosa si può fare. E poi c'è che un po' di male lo provi sempre, qualche mancanza nell'aria è anche salutare, poi si sta meglio. E' come scollinare, un po' su e un po' giù, poi si ricomincia... qualche segno della croce davanti alle maestà o ai cimiteri o alle chiesette... e via che si continua...

19.7.11

To G. from G.

È tornata la collina, è nuova:
se guardi bene là in fondo
c’è la tua casa avvolta in campagna.
No non c’è patria, non c’è
quella che stanno canonizzando
senza processo nei telegiornali.
Abbiamo questa terra, solo noi stasera
sul ciglio parcheggiati:
quando l’alba vedremo arrivare
getterai dei pugni al rossore
e subito, pian piano,
scioglierai le mani
a ringraziare.

8.7.11

SCREAMADELICA



Come la chitarra dopo i tre minuti di Loaded,
così devi piombare mia luna dopo un'ora
di curvamenti dolci e collinari,
una mezz'ora di aspettami che arrivo
come quella volta che era quasi estate
e litri d'amore tracannavi

30.6.11

NO TRUST NO LUST


E' solo terribile poi quando
la festa è finita e non è notte ancora
c'è ancora luce, è verso sera
la festa è finita andate in pace.

10.6.11

MIA CUGINA

per Annalisa

Ad Anna non servono né droghe né bicchieri,
neanche mettere l'orecchio sul balcone
nell'ascolto degli echi del piacere.
Vive per donarsi e non pensare ad altro
che rendere sicura la sua casa.
Campa di luce come a me non riesce.

30.5.11

DIARIO TRA LE RIGHE DI FABIANA SIGNORINI


Ho riletto un libro stanotte che m'era piaciuto. L'ho riletto perché ho parlato con l'autore due ore. Mi ha detto com'era quando stava scrivendo, dov'era - di fronte al mare, lo stesso dove leggevo i miei fumetti. Mentre scriveva, il culo sulla sabbia e un thè alla pesca, io vicino maledivo un amore. Lei scriveva, io non ancora: piangevamo insieme, distanti, non più di sette chilometri lontani. In vacanza entrambi sullo stesso mare, nella stessa parte di provincia: dietro avevamo i monti, aguzzi di marmo, come una certezza garanti dei suoi giochi di parole e di pianto. E il coraggio, credo, di continuare un diario.

24.5.11

CATTEDRA

Arrampichi la scala di poetici valori,
dici che i versi sono il dialogare
tra il poeta ed il lettore, di narciso con amore:
che uscire da te stesso è il solo onore.
Trovo stesso santo un cuore che si scalda,
bella la ragazza là sul ponte
che ferma sopra l'acqua ci fa palpitare,
assorta e contemplata ci perdona.

16.5.11

C'ERA LA LUNA QUASI PIENA

C'era la luna quasi piena dopo la pioggia, giocava mischiandosi ai fari che premevano la torre, la rocca e l'albero, quel tetto provvisorio. E poi senza copione, si cercava di scrivere qualcosa: era giusto il freddo, molte cose anche erano giuste. Il silenzio normale, così lontano ieri da balle di fieno ed erba tagliata: si stava più sopra.

14.5.11

Molti lo vedevano, sei bella. Si limitavano a chiedermi chi fossi. Gli anni passano, già s'erano scordati.

Bruciato quattro donne, stampato un libro, scritte poesie belle, scoperta una nuova forma che sintetizza molti filoni. Sei felice? Sì, sei felice. Hai la forza, hai il genio, hai da fare. Sei solo. Hai due volte sfiorato il suicidio quest'anno. Tutti ti ammirano, ti complimentano, ti ballano intorno. Ebbene? Non hai mai combattuto, ricordalo. Non combatterai mai. Conti qualcosa per qualcuno?

Cesare Pavese, Diari

3.5.11

OLIO

No, non lavarti:
lascia le tracce della notte sulla pelle
tieni l'odore tra le pieghe del tuo corpo
i suoi unti nei capelli
                        dove stringono le cosce.
Lascia quei soffi sulla pelle
a seccarsi.

27.4.11

ma la notte, la notte è tua

NOTTE PROVINCIA: TERZA RECENSIONE

Una recensione di Notte provincia curata da Costantino Belbo, studente di letterature straniere.


La lettura della raccolta di poesie Notte Provincia (2011), seconda fatica poetica del modenese Giorgio Casali, scivola via rapida e scattosa lasciandosi alle spalle una scia del proprio passaggio. Ecco dunque che la caratteristica principale del testo risulta essere un’immediatezza, un’emergenza comunicativa che non oscura, a parte qualche esempio isolato, la ricerca studiata di modalità espressive pertinenti ai temi trattati. Temi trattati che, come si vedrà più avanti, oscillano con delicato equilibrio tra la coppia di figure femminile – la notte e la provincia – protagonista e, a volte, compagna della voce poetica in questione.

In Notte Provincia, i due soggetti poetici si divertono a (s)cambiare forma, figura e significato: ora culla, ora amante vogliosa, oppure viaggio, madre premurosa e ancora nemica. La notte e la provincia si compenetrano, si sfiorano e si avvicinano lasciando forse intendere quanta ricchezza e quanta umanità sia possibile trovare nel nocciolo del buio oppure ne la tua terra buona. Casali, ancora una volta abilmente, racconta le piccolezze della terra che gli appartiene, le sue contraddizioni e le nevrosi che qui hanno trovato radice, scavando quella terra che l’asfalto ha lasciato intatta. L’io poetico sembra suggerire come la notte sia il momento privilegiato in cui ascoltare la terra, in cui curiosare nella propria coscienza, in cui interrogare il dolore e ricordare un’infanzia di viaggi lunghissimi dentro cinque o sei chilometri; ecco dunque che il narratore delinea alcune delle molteplici anime della Notte Provincia – a questo punto un soggetto definito, unico e monolitico –, delle sue profonde ambiguità che si celano sotto apparenti piccolezze e una semplicità ingannevole. Eppure, in linea con la falsa semplicità che racconta, Casali sgrava le proprie poesie di ogni intento didascalico o moraleggiante:


questi versi provinciali si leggono
come un romanzo, ma senza morale.
leggili come se fossero preghiere,
come un inno alla tua terra,
di notte, collina


Eppure, nonostante la ricchezza e la complessità degli argomenti trattati, il vero successo della raccolta risiede nell’indovinato stile poetico e serbatoio lessicale che combacia alla perfezione con i temi del testo. Facendo della semplicità e dell’urgenza comunicativa un caposaldo della propria scrittura, Casali è in grado di porre in risalto in maniera ancor più evidente la caratteristica principale della sua “notteprovincia”: l’essenzialità.


uso la biro come un pennello
in pochi versi
dipingo l’essenziale

Ma nel corso dell’opera poetica, il concetto di “notteprovincia” si allarga rivelando i propri aspetti più complessi e dolorosi, i risvolti esistenziali nascosti da un sottile velo di semplicità. A tal proposito, una delle poesie più riuscite e esplicative recita:


siamo abituati ad uscire quando ci pare
siamo assuefatti a riuscire a cavarcela
sempre da soli: però ne vedi di gente
che si vuole bene. io vorrei darti
finestre spalancate, passi a pochi metri
dai precipizi delle mie colline

Infine, la conclusione della raccolta poetica è affidata ad un suggerimento (probabilmente che la voce narrante rivolge al poeta stesso) che cela una necessità tanto artistica (“continuare a fare un album di verità piccole”) quanto a più ampio respiro in cui il poeta sembra legarsi in maniera sincera e spontanea ad un (non-)luogo materno e sessuale al contempo:


Continueremo ancora un poco
a girare cercando segreti
facendo un album di verità piccole.
Saranno ancora colline notturne
stabili e dolci, ospitali e solitarie.
Notte provincia: un po’ madre
e un poco amante …

In questa poesia conclusiva è dunque condensata gran parte della raccolta Notte Provincia in cui la semplicità e l’immediatezza dell’arte poetica di Casali sposano le piccolezze di una terra complessa che, come ci suggerisce l’autore, si capisce meglio di notte.

Costantino Belbo

25.4.11

LA PRIMA VOLTA

per Claudia, estate 2010



vengo a prenderti stasera, questa notte alle due quando finisci il turno. sarai bella, truccata alla buona davanti allo specchio del posto in cui lavori. starò fuori ad aspettarti in macchina, ritarda pure, non ho fretta: starò aggiustando anch’io i capelli, tirerò la maglietta per farla scollare davanti come va oggi. starò fuori, ma non sarò puro: avrò l’anima bagnata di orgoglio, orgoglio accumulato, e vizio. l’anima frizzante di chi ride dell’amore. anima moderna e letteraria, sempre in tiro, poco sincera. poi uscirai dal portone, lo lascerai dietro senza sbattere, tutto con calma, neanche tu hai fretta. adesso però mi fermo, non sono un indovino. la scaramanzia è il sacro che mi resta. potrà essere ancora tutto nuovo. che tutto succeda come la prima volta. quando gli anni erano pochi. davanti promesse. la prima volta.

17.4.11

[FIORI DI CAMPO GIALLI E FILI D'ERBA]


Fiori di campo gialli e fili d'erba
per caso hai lasciato sul mio tappetino.
Ora si seccano per terra come quelli
che si appiattivano nei libri da bambino.

21.3.11

[PRENDIMI ANCORA COME HAI FATTO IERI]

Prendimi ancora come hai fatto ieri
a conquistare lo spazio della pista.
Di carne sei fatta che suda e che vuole
obbliga ancora le mani, calore.

13.3.11

[SE SCORRAZZASSIMO DI LA' DA QUEL PRATO]

Se scorrazzassimo di là da quel prato
vedremmo il letto tra le due colline
più in alto di loro che non sanno niente
per mescolarci con tutte le brine.

28.2.11

NOTTE PROVINCIA: SECONDA RECENSIONE



Un blog di Napoli, curato da Renato fiorito, poeta e giallista, ha recensito Notte provincia. Clicca QUI per leggere tutto!

27.2.11

CANZONE

Sceglierò la canzone migliore per farti ballare,
oppure, lo giuro, ne canterò una dal nulla
- la mia chitarra è scordata, la voce può essere stonata
ma vibra ancora, più forte, timida e maschia.

Avanti e indietro faranno i tuoi passi come ieri,
su è giù la testa, l'attimo fuggiva - capelli raccolti,
ancora casta sarà la tua danza, dioniso cristiano,
così spontanea saprai di riti e gesti primordiali.

Sei già lontana adesso, e io, volgare, mi vesto di versi
invece di cercarti - so che abiti laggiù in campagna
dove si balla alle feste soltanto.

Canterò questi versi come si parla al bancone
- il gomito appoggiato al legno e la bocca vicina
all'orecchio, come si cerca la strada nel rumore.

25.2.11

ANNIVERSARIO

Già mi scoppiano le vene, è la testa, la mia testa. E' il mio anniversario. Non so se il tempo passa, so che il tempo è passato e oggi, che sei qui davanti, ti vedo giovane e fanciullo, ancora fanciullo. Come quando avevo il tempo per la collina, vicino al camposanto dove sto. Avevo ancora i jeans chiari, e stretti come andava, e tutto, anche la tristezza, sapeva di speranza. Qualcosa mi avrebbe salvato comunque: è così che pensavo mentre maledivo i fumi delle ceramiche a ciclo continuo, gli orari di lavoro che mai avrei timbrato. E' il mio anniversario: i ricordi mi pesano addosso, senza lama, è la forza del tempo, memoria accumulata e pianure malinconiche. C'era una poesia, diceva del giorno prima della festa: peggio è il ricordo della festa - i piatti sporchi, le bottiglie vuote, la gioia finita. E' meglio non ridere fanciullo, è meglio chiudersi prima della festa: non per vizio attento, per la notte che passerai certo solo: il ricordo, ora che sto zitto e che la testa duole, è la colonna sonora del mio cuore. E sai, so che il tempo è passato adesso, so che gli slanci della festa e dell'amore finiscono come un disco dopo l'ultima canzone. Continuerai a canticchiare qualcosa, qualche motivo, anche sbiadito: è il tuo cuore, fai conto che il vinile sia rigato. Sei ancora un fanciullo, e oggi, oggi è il mio anniversario: non so da quanto, tanto.

23.2.11

CAMPANE



La mancanza è come una morte. Il contrario dell'attaccamento, sia l'affermare di Dioniso che quello del Figlio di Dio. Fa male comunque. Salvatemi vi prego, ho la forma di uno straccio vecchio. Prendetemi per mano, voglio sentire il calore, la vita. Voglio il pezzo che manca del puzzle, il pezzo mancante - pochi ce l'hanno in collezione. Le campane continuano a suonare, ogni notte, l'ora è la stessa: suono sordo neanche troppo lontano, abito vicino, e sono puntuale. Toccatemi nel fondo, scolpitemi l'anima. Siate il complemento dei buchi che ho nel cuore!

15.2.11

NOTTE PROVINCIA: PRIMA RECENSIONE



La prima recensione scritta su Notte provincia. A cura di Chiara Ferrari dell'Università Cattolica di Milano.

Come dilatare la prospettiva di Bukowski, secondo cui "una poesia è questa città adesso, cinquanta miglia dal nulla, le 9.09 del mattino, il gusto del liquore e delle sigarette", ad un continuum di vite vissute chiamate per convenzione provincia?
Leggendo Notte provincia si può rispondere così: facendo della poesia una strada. Quindi componendo senza una metrica da rispettare, sigillando strofe diverse e sconnesse che scavalcano gli spazi per rincorrersi. Aggiungerei scrivendole per il lettore, cioè di modo che si legga tutto d'un fiato, con una finezza nel delineare la sagoma notturna di certe sensazioni, ma allo stesso tempo con l'attenzione nel farle sentire parte anche di chi si accosta a letture più immediate. Nonostante il verso completamente libero, c'è ritmo: il fatto che tutta la poesia sembri corrispondere a qualcuno che pensa e ricorda, rende giustizia a chi ha lasciato un solco lungo quelle strade, sia di piedi che di ruote, e che cambia stato d'animo man mano che le riattraversa. La prima parte è infatti più serena e "romantica", la seconda pare più riflessiva, la terza si fa un po' dettare dalla disillusione.
Trova qui il suo posto il caro rimando a Whitman: l'uso di un vocativo del tutto riconducibile ad alcuni versi di Foglie d'erba diventa un'implicita e personale dichiarazione da parte dell'autore, sia dell'amore per il poeta americano, sia del rivolgersi direttamente ad un punto di riferimento più universale che personale, un denominatore comune d'identità itinerante.
L'elenco dei nomi dei luoghi letti sui cartelli quando si entra di volta in volta in un altro paese non segnano periferie, non sono moniti, ma guide per il pensiero: restituiscono la fiducia che si pone in quel che c'è oltre di essi. Non è quindi la notte di un'angosciosa attesa dell'alba, è un bel vestito per le vivide forme e sensazioni descritte.
Le espressioni che si spezzano dove non dovrebbero, per continuare poi al verso sotto, obbligano a tirare il fiato nelle pause, come nelle soste in cui si ferma la macchina con il pretesto di entrare in un bar, dove agli anziani non importa se chi beve un caffè sia calciatore o nessuno. Il tono incanala tra le righe l'aria dei posti, pacato nonostante esprima qualcosa di inarrestabile, si avverte la fatica di arginare ciò che è già abilmente scandito in un ricco flusso di coscienza; ha i tratti di un racconto a voce, di una confidenza di cui si va fieri, con le sue parentesi in perfetto stile Cummings e i suoi sbalzi nei punti più vivi.

8.2.11

DON FRANCESCO FUSCHINI



Io dico, se ci fossero lapidi anche per i cani!
per tutto quello che è vissuto,
che ha lasciato impronte in qualche cuore
orme sul prato o dentro in un canale.
Alzate una croce per ciò che è stato amato!
ognuno la conficchi nella terra santa,
sopra una pietra,
e speri ci sia salvezza per tutto!

27.1.11

POTENZIALI

Sono lo sperma che teme di figliare,
sono il talento che è stato sotterrato,
sono l'industria spaventata dalla cina.
Sono il primo bacio

che ruba percentuali alla passione,
sono maledetto, non so cos'è l'amore.

23.1.11

I coniugi Mariani


Siamo eterni sotto terra, non servono 
mani esperte o lingue per inumidirci meglio: 
siamo già carichi di pioggia e di brina 
mattutina, siamo sotto i cipressi,
questa fila di cipressi che filtra
il tepore del sole - una preghiera accolta.
Siamo eterni sotto terra, modelli inumati
per sposi novelli, per amanti pietrificati.
Parlano di corpi che devono risorgere
per ascendere alla luce ed alla gloria,
altri, materialisti e chimici, scienziati,
studiano il ritorno dell'atomo alla terra.
Quel che sappiamo adesso è che siamo
eterni sotto la fila dei cipressi. 

13.1.11

NOTTE PROVINCIA




E' uscito il secondo libriccino di poesia, Notte Provincia delle Edizioni Clandestine di Massa, l'editore di Andrea Salieri (Underground, L'omicidio Berlusconi, Kay è stata qui).

Il libro è ordinabile in qualsiasi libreria sia fisica che online e costa 7 euro.


CORRIERE PROVINCIALI

hai sempre sognato che ci fossero in servizio
corriere provinciali per traversate notturne.
sarebbe proprio bello aspettare un poco in piazza
poi vedere da lontano abbaglianti avvicinarsi
e fare le soste nelle solite stazioni,
da sassuolo fino a modena dal braglia.
le strade sono quelle che donne delle pulizie
e lavoratori neri fanno ogni giorno
per andare a lavorare;
ma di notte, senza senso che non sia sentirsi parte,
la giardini è sempre un po' diversa.
nessuna coda e conseguenti frenate,
nessun orario da rispettare
o sveglia da maledire.
appoggeresti il mento al finestrino
quando la culla la fa la provincia.
poi di colpo aprendo gli occhi
ti troveresti a cognento sulla via per casa.
guardaresti ancora un po' fuori
dove sono le tue strade,
la tua terra buona


info dal sito di edizioni Clandestine

6.1.11

LO SCAPIGLIATO



Alla gioia solitaria dell'ozioso
Alle radici che tengon la collina
Alla neve sul parcheggio del castello
Alle voci dei canti di Natale.
Alla femmina, all'amore
Alla festa ed al dolore
eterno brindisi, nessun rancore.


1.1.11

ENTRO NELLA NOTTE

Ecco i brevi versi che apriranno "Notte provincia", il mio secondo libro edito dalle Edizioni Clandestine di Andrea Salieri. Il libro dovrebbe uscire intorno al 20 gennaio di quest'anno...

entro nella notte finalmente,
ci entro davvero per la strada dritta,
dritta e lunga, porta a rubiera.
girerò fino al nocciolo del buio
che sta battendo l'ultimo sole.
dentro finalmente fino a tutto,
la provincia che ti lascia
senza bussola serena