28.2.11

NOTTE PROVINCIA: SECONDA RECENSIONE



Un blog di Napoli, curato da Renato fiorito, poeta e giallista, ha recensito Notte provincia. Clicca QUI per leggere tutto!

27.2.11

CANZONE

Sceglierò la canzone migliore per farti ballare,
oppure, lo giuro, ne canterò una dal nulla
- la mia chitarra è scordata, la voce può essere stonata
ma vibra ancora, più forte, timida e maschia.

Avanti e indietro faranno i tuoi passi come ieri,
su è giù la testa, l'attimo fuggiva - capelli raccolti,
ancora casta sarà la tua danza, dioniso cristiano,
così spontanea saprai di riti e gesti primordiali.

Sei già lontana adesso, e io, volgare, mi vesto di versi
invece di cercarti - so che abiti laggiù in campagna
dove si balla alle feste soltanto.

Canterò questi versi come si parla al bancone
- il gomito appoggiato al legno e la bocca vicina
all'orecchio, come si cerca la strada nel rumore.

25.2.11

ANNIVERSARIO

Già mi scoppiano le vene, è la testa, la mia testa. E' il mio anniversario. Non so se il tempo passa, so che il tempo è passato e oggi, che sei qui davanti, ti vedo giovane e fanciullo, ancora fanciullo. Come quando avevo il tempo per la collina, vicino al camposanto dove sto. Avevo ancora i jeans chiari, e stretti come andava, e tutto, anche la tristezza, sapeva di speranza. Qualcosa mi avrebbe salvato comunque: è così che pensavo mentre maledivo i fumi delle ceramiche a ciclo continuo, gli orari di lavoro che mai avrei timbrato. E' il mio anniversario: i ricordi mi pesano addosso, senza lama, è la forza del tempo, memoria accumulata e pianure malinconiche. C'era una poesia, diceva del giorno prima della festa: peggio è il ricordo della festa - i piatti sporchi, le bottiglie vuote, la gioia finita. E' meglio non ridere fanciullo, è meglio chiudersi prima della festa: non per vizio attento, per la notte che passerai certo solo: il ricordo, ora che sto zitto e che la testa duole, è la colonna sonora del mio cuore. E sai, so che il tempo è passato adesso, so che gli slanci della festa e dell'amore finiscono come un disco dopo l'ultima canzone. Continuerai a canticchiare qualcosa, qualche motivo, anche sbiadito: è il tuo cuore, fai conto che il vinile sia rigato. Sei ancora un fanciullo, e oggi, oggi è il mio anniversario: non so da quanto, tanto.

23.2.11

CAMPANE



La mancanza è come una morte. Il contrario dell'attaccamento, sia l'affermare di Dioniso che quello del Figlio di Dio. Fa male comunque. Salvatemi vi prego, ho la forma di uno straccio vecchio. Prendetemi per mano, voglio sentire il calore, la vita. Voglio il pezzo che manca del puzzle, il pezzo mancante - pochi ce l'hanno in collezione. Le campane continuano a suonare, ogni notte, l'ora è la stessa: suono sordo neanche troppo lontano, abito vicino, e sono puntuale. Toccatemi nel fondo, scolpitemi l'anima. Siate il complemento dei buchi che ho nel cuore!

15.2.11

NOTTE PROVINCIA: PRIMA RECENSIONE



La prima recensione scritta su Notte provincia. A cura di Chiara Ferrari dell'Università Cattolica di Milano.

Come dilatare la prospettiva di Bukowski, secondo cui "una poesia è questa città adesso, cinquanta miglia dal nulla, le 9.09 del mattino, il gusto del liquore e delle sigarette", ad un continuum di vite vissute chiamate per convenzione provincia?
Leggendo Notte provincia si può rispondere così: facendo della poesia una strada. Quindi componendo senza una metrica da rispettare, sigillando strofe diverse e sconnesse che scavalcano gli spazi per rincorrersi. Aggiungerei scrivendole per il lettore, cioè di modo che si legga tutto d'un fiato, con una finezza nel delineare la sagoma notturna di certe sensazioni, ma allo stesso tempo con l'attenzione nel farle sentire parte anche di chi si accosta a letture più immediate. Nonostante il verso completamente libero, c'è ritmo: il fatto che tutta la poesia sembri corrispondere a qualcuno che pensa e ricorda, rende giustizia a chi ha lasciato un solco lungo quelle strade, sia di piedi che di ruote, e che cambia stato d'animo man mano che le riattraversa. La prima parte è infatti più serena e "romantica", la seconda pare più riflessiva, la terza si fa un po' dettare dalla disillusione.
Trova qui il suo posto il caro rimando a Whitman: l'uso di un vocativo del tutto riconducibile ad alcuni versi di Foglie d'erba diventa un'implicita e personale dichiarazione da parte dell'autore, sia dell'amore per il poeta americano, sia del rivolgersi direttamente ad un punto di riferimento più universale che personale, un denominatore comune d'identità itinerante.
L'elenco dei nomi dei luoghi letti sui cartelli quando si entra di volta in volta in un altro paese non segnano periferie, non sono moniti, ma guide per il pensiero: restituiscono la fiducia che si pone in quel che c'è oltre di essi. Non è quindi la notte di un'angosciosa attesa dell'alba, è un bel vestito per le vivide forme e sensazioni descritte.
Le espressioni che si spezzano dove non dovrebbero, per continuare poi al verso sotto, obbligano a tirare il fiato nelle pause, come nelle soste in cui si ferma la macchina con il pretesto di entrare in un bar, dove agli anziani non importa se chi beve un caffè sia calciatore o nessuno. Il tono incanala tra le righe l'aria dei posti, pacato nonostante esprima qualcosa di inarrestabile, si avverte la fatica di arginare ciò che è già abilmente scandito in un ricco flusso di coscienza; ha i tratti di un racconto a voce, di una confidenza di cui si va fieri, con le sue parentesi in perfetto stile Cummings e i suoi sbalzi nei punti più vivi.

8.2.11

DON FRANCESCO FUSCHINI



Io dico, se ci fossero lapidi anche per i cani!
per tutto quello che è vissuto,
che ha lasciato impronte in qualche cuore
orme sul prato o dentro in un canale.
Alzate una croce per ciò che è stato amato!
ognuno la conficchi nella terra santa,
sopra una pietra,
e speri ci sia salvezza per tutto!