24.12.11

"IL BAMBINO CHE DORME SULLA PAGLIA VI TOLGA IL SONNO"


Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame. I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce”, dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
Don Tonino Bello
grazie Nico

20.12.11

DONNA L


"dentro di lei e intorno a lei
dai piedi suoi ai piedi miei
vomita"

avrei storie da raccontare, storie di male. di te che adesso non mi lasci stare, che appari fantasma per farmi male. loro però non sospettano niente, non sanno che hai fatto, con chi sei stata. giri come se nulla fosse, di pensieri e di ombre assuefatta. anche tu stai male. ma sai bene come farmi scavare, togliermi amore, ostracizzare. è l'unica cosa che adesso vuoi fare.   

19.12.11

NON DI SOLA NOTTE VIVE L'UOMO



È bianco il librino
la raccolta poetica di cummings
oh dolce violento durissimo
cummings

ravviva

quella pelle impaziente delicata
di morsi che sono strette
questo pomeriggio

16.12.11

to P. & M.


anche se forse non vi lascio biglietti, se nascondo i post it sottopelle, se gli strappo la voce l'inchiostro, lo dico dal basso: vi voglio bene. sotto la terra, arriva qui la musica che cerchiamo come fosse un vangelo. crediamo la vita che non impariamo. ma vi giuro, non li santifico i cantanti. ho capito da quel pezzo che sono come tanti. aspetto la cena che si scaldi, sono solo non ho voglia ma sotto c'è la musica che batte, non importa chi l'ha scritta, non m'importa. sono uomini cazzo, incapaci o capaci anche loro di stare ad un banco. pensano che fare della loro giornata, con la vita mi azzardo, rispondere al sorriso della barista. è bionda, è bellissima. le dona il grembiule del posto a sassuolo, sembra preso dal guardaroba per la sera. ordinata. ma poi che interessa? scorrono ancora i giorni per sette, rituali. voi non capite perchè siete fortunati. o forse capite, vi voglio bene.

15.12.11

LA NEVE PER MORIRE


eppure non credo di aspettare le neve, lei no, non m'appartiene. certo quel giorno si spalavano dei metri, bianchi, volavano da un marciapiede a quell'altro. e tutto era bianco, la posta era bianca, anche il cielo e quella giacca rossa. la neve no, non m'appartiene. ma le ruote bloccate di colpo sulla piazza, la macchina che scivola violenta artificiale. la musica che sale. come bambini, neopatentati. anche quest'anno qualcuno andrà a giocare. non ci sarà delivery per radio, forse altro. nuovi gesti, chilometri di strade.  

GENERAZIONI

Ombra delle radici, Chiara Ferrari, 2010

a mia nonna chiedevano ogni volta
ci sei stata domenica alla messa
da me invece vogliono sapere
cosa ho fatto venerdì di notte 

10.12.11

RASSICURANTI FEDI


"Perché nei tuoi templi trovo feste ben più sontuose
Di quelle offerte da questa età meschina
Coi suoi nuovi credi così scettici
E così dogmatici."

L'odio, l'amore, non sono atomi, non sono opinioni. L'indifferenza non è un atomo, non è un'opinione. E' fatta di atomi un'opinione? Bisogna darci un altro nome. Non è la mancanza un'opinione, non ha atomi dentro da vedere. Così l'odio, così l'amore. Ma credi questo come fosse religione: voglio le prove del tuo dogma, voglio le prove di questa opinione. Rassicura, ci credo, la tua religione: lei non può chiederti mai conversione. Dammi le prove che Dio è assente, cerco la logica della tua fede. Chiedermi ancora perchè l'atomo non muore.  

L'immagine è di Carl Spitzweg, i versi di Oscar Wilde

8.12.11

[DOPO CHE I MOTORI SONO SPENTI]


dopo che i motori sono spenti
parcheggio come viene
fuori dalle strisce
mi accartoccio alla bellezza

6.12.11

LEI DICE LUI DICE


quando il piacere è al limite, nessun poro né spora fa capolino dal buco. la testa leggera e pesante si concentra su un gioco, qualcosa di serio, doppio rapporto: lei dice lui dice, si scambiano le parti. non è forse pericoloso? è mistico. l'hanno già detto, anch'io l'ho detto, ma c'era un libro da scrivere, la collina di notte, di notte. ora il piacere è al limite, non sazio: ha già preso tutto quello che poteva, chiede ancora, no soddisfazione. ma la testa si riprende, vogliono ancora qualcosa il sangue, il polmone. il seme è sparso, il clitoride stanco. svanisce l'istante sempre poco eterno.

4.12.11

FRATELLANZA


a green plastic watering canChiara Ferrari, 2011

Ho buttato tre ricordi dal balcone
consapevole che avrei sporcato la strada
più di quanto non fosse già sporca;
ho pensato che anch'io sarei pronto
a raccogliere i vostri mozziconi. 

1.12.11

PINO DEL MARE


Dalla via che quasi accosta il mare,
curvo dietro il recinto di un fondo selvaggio;
il più vecchio tra gli altri che al cielo
primeggiano sfrontati, rigidi virili.
Dalla base ai monti già piegato
contro il soffio del tempo che lo mena;
resta a ciò che l'accanisce,
dal mare ancora il vento non stronca.