31.1.12

NON VOGLIO PIU' LA PRIMAVERA


Non voglio più la primavera quest'anno
non voglio il tuo miracolo
fatto con cura di nuovi germogli, di cieli
più chiari e climi mutanti sereni -
voglio scoprire quest'anno e basta
il senso congelato dell'estate
la noia calorosa della neve, caduta -
giorni banali con lei, Signore.

27.1.12

DEUS CARITAS EST

grazie E.

Essere tristi è segno di te, o Signore, un segno che ci manchi;
e noi neppure lo sappiamo; la mancanza di gioia
è segno della tua assenza; uomini o chiese senza gioia
sono uomini o chiese senza di te, Signore.
Dio, fonte della gioia, guida i nostri passi sulla tua via,
perché possiamo giungere dove tu ci attendi,
e là finalmente cantare solo canti di Gioia.

David Maria Turoldo 

23.1.12

tu sola di quattro miliardi
donna: tu bionda
che non ho mai capito
come me stesso non capisco.

22.1.12

ANCHE SE TOMMASO

"Né abbiamo motivo di temere che non esista più il luogo del nostro rifugio, perché noi ne siamo precipitati: anche nella nostra assenza, la casa nostra - la tua eternità - non crolla."
Agostino, Le confessioni, Libro IV, capitolo XVI


Sei sprezzante, come statua greca assente, o partecipi, realmente? Prendi in giro il tuo Tommaso, o materno fai vedere? Chiede i confini delle tue ferite, "no, non può essere tornato". Ma tu, l'amore, fai vedere: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani". Prendi in giro il tuo Tommaso? No, non vuoi farlo. Perché questa prova allora, perché abbassarti ancora? Sei risorto, anche se Tommaso. "Tutto è compiuto" dicesti, sei la gloria. Ma sei buono Signore, tu sei buono: sali ancora sulla croce. 
Ora crede Tommaso, l'indice infilato? Non crede Tommaso, ancora non crede. Crederà domani, appena svegliato, o sarà stata un'ebbrezza, un sogno strano? Dovresti sembrare almeno irritato, ma tu: "Ecco se vuoi ancora il mio costato". Tu Uomo, tu Figlio, la fai qualche piega: l'apostolo non crede, ancora ti commuovi. E sali sulla croce, di nuovo dai chiodi ti lasci passare: medio indice anulare. E domani, uguale: noi apostoli, noi Tommaso, noi che vogliamo, lasci fare: tu risorto anche se Tommaso.

17.1.12

sotto il sole di satana

to E.

Ho incontrato il diavolo più volte. La prima non lo riconobbi, aveva modi troppo gentili, mi aiutava con la sua forza di angelo a guadare i torrenti di fango. La campagna dove ero cappellano ne è ancora piena, così si dice. Un prete, il vicario di Campagne – uno scrittore francese scrisse un libro sulle mie vicende (adesso non me la prenderei, al tempo però non mi piaceva si parlasse di me, soprattutto bene … se avessero saputo che tipo ero, che pensieri e che incontri facevo, non avrebbero sprecato un filo d’inchiostro). Sì, ero un prete giovanissimo, parecchio indegno anche, lo sapevo. Adesso mi celebrano santo! Strana la vita: quante volte perdevo tutto, anche il bene più prezioso del cristiano. Ero un prete. Dio mi dava la cura della gente, quella povera e dura gente di provincia, ignorante, testarda fino in fondo. La amavo, amavo singolarmente tutte quelle anime in bilico tra la terra ed il cielo, tra il chiaro e l’abisso. E io che nell’abisso ci sguazzavo, mi ci sporcavo fino al collo e alla bocca tanto da non respirare. Però amavo, questo posso dirlo, quel poco che avevo lo davo con lo sguardo – non ero molto bravo a parole, anche il parroco me lo faceva notare. Stavo nella lotta: meglio me che qualcun altro, fino a quando il diavolo mi starà davanti non andrà a succhiare in altri  corpi, seminare scandali e rovine. Era meglio così per tutti, se la prendesse con me. Lo pensavo davvero [...].

12.1.12

L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI PER NOME

mi hai detto che ieri ad un certo momento
un'onda di amore o come un'atmosfera
di vento e calore ti ha invasa
mentre stringevi il volante dell'utilitaria.

allora ti ho detto "sicura era Dio"
allora mi hai detto "puoi chiamarlo
anche gino, non cambia".

come se quando ti sentivo nel letto
stringevo una laura, un'anca, o l'aria

9.1.12

OFFERTORIO

per S.

occhi incollati agli scorci
bagnati di pioggia nella città di tokyo.
scarpe trascinano sotto la suola
polveri e un sasso strappato a berlino.
tu treno che torna da lisbona
mosaico sui muri di aghia sophia.
tu desiderio, la voglia tormento
che non buttasti quel mio spazzolino.
sguardo d'amore, di umori rumore
libri comprati che non leggerai.

7.1.12

SILENZIO

Foto Chiara Ferrari

C'è chi dice bisogna contemplarlo
o starci rumorosi nel silenzio.
Silenziosi con cura poi curarlo.
Ma silenzio è lo stare cristosenza,
il silenzio tumorale assenza.
Non si cura lo sai che cosa manca.