13.5.17

DUE BAMBINI ALLA MESSA IN RITO ANTICO

"Profezia dell'Amore misericordioso del Padre, Maestra dell'Annuncio della Buona Novella del Figlio, Segno del Fuoco ardente dello Spirito Santo, insegnaci, in questa valle di gioie e di dolori, le verità eterne che il Padre rivela ai piccoli."

dalla preghiera del Centenario delle apparizioni 1917-2017
 
Alla Messa in rito antico andiamo qualche volta, poche a dir la verità, ma capita almeno ogni sei, massimo sette settimane. Oggi, centenario della prima apparizione a Fatima, sono andato con Paolo, il mio vivacissimo bimbo di ventidue mesi, nell'unica parrocchia diocesana dove il parroco celebra anche nella forma straordinaria. Avevo deciso questa volta di non seguire il latino dal libretto a disposizione dei fedeli, non cercare di tradurre al volo o recitare nel miglior tempo le poche risposte riservate all'assemblea rincorrendo i miei lontani e scarsi studi liceali della lingua; avevo deciso di rifarmi bambino, guardare davanti e intorno captando movimenti e segni, imparando di sguardi e di rimandi come fossi alla mia prima Messa, seguendo così: senza sapienza, come il mio bambino. Che intanto, dal primo Dominus vobiscum s'era messo a giocare con la sua macchinina, il tùtù, facendola girare lungo tutto il banco, ma in un modo silenzioso, persino durante l'omelia del prete che chiamava alla preghiera e al sacrificio, come chiede la Madonna da cent'anni per andare e far andare in paradiso. Non cercavo di tradurre dal messale, guardavo avanti, verso l'altare, come il prete e i chierichetti e come gli altri nella chiesa; sempre più bambino, dicevo l'amen quando lo sentivo arrivare, genuflettevo se genufletteva il mio vicino; e intanto controllavo Paoletto che lasciava cadere un santino di Maria oltre lo schienale di fronte, faceva due passi, lo raccoglieva, tornava al suo posto e ributtava il santino oltre lo schienale; poi rifaceva due passi per raccoglierlo di nuovo e così via, in un modo ancora tutto silenzioso, anche quando dice "cacca" storcendo il labbro un po' seccato o quando riconosciuta la grande croce sopra l'altare me la indica dicendo "Giugiù", e io gli dico "bravo, sì, è Gesù". Dopo il Santus, poi, mi sono inginocchiato e così sono rimasto per tutta la calma, silenziosa liturgia di consacrazione: guardavo la croce sull'altare, l'imposizione del prete sul pane diventato Pane consacrato, i segni della croce su quel Corpo vivo e Sacrificio, e così sulle ginocchia ero leggero, commosso nel silenzio vicino all'altare e vicino a quel Pane. L'altro miracolo, che da qualche minuto avevo perso di vista, era invece al mio fianco, Paolo, che proprio in quei minuti di silenzio aveva abbandonato il suo santino: le braccia appollaiate sullo schienale di fronte e le pèppe ben piantate sull'inginocchiatoio, a suo modo chino guardava dritto a lui l'altare e credo quel Pane e aveva come me le mani giunte, almeno quasi, di certo mi imitava. E dire che a Messa lo portiamo ogni domenica: ma vederlo così, capire dai gesti e dal silenzio il momento più cruciale, è stato solo oggi in questa preghiera, in questo sacro rito nel giorno di Maria. Per la prima volta ho visto il mio bimbo guardare da solo Gesù vivo sull'altare... Ite, missa est.