19.3.18

un biglietto pieno di stelle

Adesso ricordo alla prima riunione quando dissero che, oltre a non festeggiare coi bimbi alcuna festa di Natale (probabilmente troppo divisiva) né alcuna festa di Babbo Natale (sicuramente troppo inutile), non si sarebbe fatto alcun biglietto o festa per il papà il 19 marzo, né per la mamma a maggio, a favore di una più generica e inclusiva "festa con le famiglie". L'avevo dimenticato, perché oggi aprendo l'armadietto di mio figlio per riprendere giacca e berretto ero convinto di trovarlo, il biglietto, due scarabocchi colorati e una frasetta semplice, dono di Paolo a me, il papà... 
Né per me, né per nessun altro. Avevo dimenticato l'antifona, oscure linee guida per cui fin dalla tenera età certe cose sembra non vadano più preparate, certe feste non più celebrate, possibilmente neanche ricordate: la maestra non chiede complice al bimbo "hai fatto gli auguri al tuo papà?" quando viene a prenderlo, perché oggi a scuola non si ricorda nessuna festa del papà.
Ma a casa ancora sì. Prima di mangiare, Paolo arriva con un biglietto fresco fresco di pennarelli, la data 19 marzo 2018, una manciata di meravigliosi scarabocchi colorati e un bel messaggio (che la mamma ha scritto, e lui ripete a voce alta tutto contento guardandomi timidino negli occhi) pieno di stelle. 
A scuola, questa gioia non è raccontata. Per scelta. Non è preparata. E' tolta ai padri e alle madri; è gioia che è tolta soprattutto ai bambini, per scelta. C'è un'aria di divieto incredibile, il divieto di festeggiare le cose belle, le prime parole, il primo amore dei bambini: la mamma e il papà. 
E c'è il nostro silenzio: il nostro alla prima riunione, a quella dopo, il nostro alle feste via via soppresse, alle altre che vogliono sopprimere per scelta o "linea guida"; quello degli amici, degli educatori, delle parrocchie che ti prendono per scemo. Un silenzio assordante, mezzo ignorante, che rima sempre più con dittatura.

Nessun commento: